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LAGARIA POTREBBE ESSERE A SAN BRANCATO

Molti sono gli indizi per identificare la necropoli venuta alla luce durante la costruzione del nuovo rione di S. Arcangelo con la città visitata da Ercole e citata da Strabone e Plinio
La zona collinare di San Brancato di Sant'Arcangelo era da tempo nota nella letteratura archeologica per la scoperta fortuita di antiche sepolture. Già Gerardo Giocoli nel testo "Notizie storiche su S. Arcangelo" aveva parlato del rinvenimento di antiche tombe, di vasi di bellissime forme, i cui segni e le cui figure rivelavano stile greco; altre notizie di rinvenimenti vari erano state pubblicate dal Pennetti in "Stigliano - Notizie storiche" (1899), e da altri. Solo però dal 1980 la Soprintendenza archeologica per la Basilicata, attraverso la propria attività di tutela dell'area, e grazie ad una sistematica azione di sorveglianza dei vari quartieri edili, aveva portato alla luce un cospicuo numero di sepolture riferibili ad una necropoli lucana.
In base ai numerosi reperti in esse rinvenuti è stato anche possibile ricostruire da parte del direttore degli scavi, dr. Salvatore Bianchi, le vicende storiche di questo antico centro. Il dr. Bianchi, infatti, in un articolo pubblicato su Orsoleo del luglio 1989 affermava che in base ai rinvenimenti effettuati era possibile costatare che le circa 300 sepolture scavate erano da riferirsi ad un importante centro lucano e non ad un impianto abitativo rurale; centro che era da collocare in un arco cronologico compreso fra gli inizi del IV sec. a.C. e quello del secolo successivo. Sosteneva anche che dall'esame delle sepolture i corredi funerari maschili e femminili facevano riferimento alle attività abituali del mondo lucano, e che dai reperti si poteva rivelare altresì un periodo di particolare benessere con adeguato indice di densità demografica soprattutto per quanto riguarda la metà del IV sec., e che in tale periodo il centro lucano aveva assunto anche un ruolo di controllo del fondovalle magrino. Sembrava inoltre essere inserito in un vasto comprensorio territoriale che si estendeva fino al Vallo di Diano e alle città della Magna Grecia. Era possibile affermare ciò in quanto nei corredi funerari erano stati rinvenuti prodotti vascolari del pittore di Padula e prodotti provenienti dall'area di Taranto e di Eraclea. In seguito ad altri sbancamenti del 1988 venivano alla luce anche alcune strutture murarie riferibili al centro abitato del IV - III sec. a.C. di cui prima si conosceva solo la necropoli. Il dr. Bianchi a riguardo, in una lettera inviata al comune, il 28 settembre '88 comunicava altresì che in seguito ad una ricognizione dell'area circostante alle strutture murarie rinvenute era stato anche possibile delimitare il perimetro dell'antico insediamento, perimetro che aveva per vertici la fontana di Gavazzo a sud est, quella del cannone ad est e quella del mulino a nord.
Dell'importanza del centro lucano di San Brancato si trova anche menzione nel testo "Archeologia, arte e storia alle sorgenti del Lao" (pag. 48) edito dalla BIG di Matera, 1988.
Come, però, si chiamava questo antico centro? E' possibile solo avanzare delle ipotesi sul suo nome, o è possibile sostenere quasi con certezza che trattasi dell'antica e famosa Lagaria?
Penso che in base alle notizie storico-letterarie, in base ai rinvenimenti archeologici e alla toponomastica della zona, è possibile dimostrare che l'importante centro lucano a cui si riferiscono le evidenze murarie e l'estesa necropoli rinvenuta a San Brancato, è senz'altro l'antica Lagaria. Ma che cosa sappiamo di Lagaria? Dalle fonti letterarie sappiamo da Strabone che era una città fortificata, che sorgeva subito dopo Thurii e produceva "un vino dolce e soave e noto ai medici" mentre da Plinio sappiamo che il vino lagaritano si produceva in vigneti situati non lontano da Grumentum ("...lagarina non procul Grumento nascentia"). Licofrone (VV 930 e 946-50) parlando di Lagaria pone in bocca a Cassandra la profezia secondo la quale Epeo sarebbe andato a Lagaria nei pressi dei fiumi Ciri e Cilistrato ove avrebbe consacrato gli strumenti della costruzione del Cavallo di Troia al santuario di Atena. Altra leggenda ricorda il transito per Lagaria di Ercole e dice che in questa località avrebbe ucciso un gigantesco dragone.
In base a queste notizie Lagaria variamente è stata localizzata ora alla confluenza del fiume Sinni, ora sul Monte Coppola presso Valsinni, ora nei pressi di Metaponto. L'ultima ipotesi è stata fatta durante il 13° convegno di studi sulla Magna Grecia (1973) da Eugenio Manni, che ha posto Lagaria presso Pisticci, nel luogo ove oggi c'è l'abitato di Incoronata. Ciò in base alla leggenda di Epeo che avrebbe consacrato gli strumenti della costruzione del Cavallo di Troia al santuario di Atena, che si troverebbe nel territorio di Metaponto. Anche questa ipotesi che ha più il sapore di leggenda che di storia, non ha avuto in seguito molto credito. Invece una importante informazione che ci viene dagli atti del 13° congresso degli studi greci (pag. 267) e che "Lagaria non era greca, ma sorgeva in un territorio che risentiva dell'influenza delle città greche... che in qualche modo dovevano aver trovato nel centro qualche aggancio ad un mondo greco più arcaico". In base alle varie informazioni che si hanno su Lagaria è possibile concludere:
che Lagaria non era una città greca, ma si trovava in un territorio che risentiva dell'influsso della civiltà della Magna Grecia;
che il territorio lagaritano era ricco di vigneti che producevano un buon vino, e che erano siti non lontano da Grumentum;
che la città, siccome produceva buon vino, doveva sorgere in collina, vicino al fiume Ciri cioè all'Agri;
che Lagaria era accomunata al culto di Ercole.
In base a queste informazioni Lagaria può essere senz'altro identificata con il centro fortificato di San Brancato, di cui ultimamente sono venute alla luce evidenze murarie dell'abitato posto in luogo strategico e difeso naturalmente da un vallo ad est (fosso del mattino) e da una ripida scarpata a nord-est, che separa l'area collinare dalla pianura. Altri elementi a sostegno di questa tesi sono:
San Brancato si trova a poche ore di cammino dall'antico centro di Grumentum;
È situato su una collina in prossimità dell'Agri (Ciri) vicino a Serra Lustrante (Armento) dove è stato individuato un antico sacello dedicato al culto di Ercole;
Sul territorio si produceva e si produce rinomato vino (nel passato il "sanbrancato" ha vinto numerosi premi ed ora il vino di Roccanova - paese che sorge sul territorio che secondo questa ipotesi ora occupato da Lagaria - è apprezzato in tutto il comprensorio
San Brancato si trova anche vicino all'antica Thurii. Localizzata sul Sauro nei pressi di Guardia Perticara è riportata nella Tavola Peutingeriana a 24 miglia da Grumento e a 25 da Eraclea;
Inoltre una antica mappa della Basilicata, redatta per il principe D. Carlo de Cardenas e che riporta con esattezza anche diversi siti storici, localizza Lagaria nel territorio di Sant'Arcangelo. Per corruzione la chiamo però Lagantaria. Siccome nella zona non c'è nessuna località con questo nome, bisogna intendere Lagaria per Laganteria.
Altro elemento importante al fine della dimostrazione che Lagaria = San Brancato è fornito dalla toponomastica. Ancora oggi alcune località della zona sono indicate con nomi derivanti da lacus (lago) come Lagarone, località sulla sinistra del fiume Agri sotto Alianello, e Lagariello, località tra Sant'Arcangelo e Roccanova. Lagaria certamente etimologicamente deriva da lacus o da lagus, che significa appunto lago, acquitrino, pantano. Cioè zona ricca di acque palustri. Ciò è anche adesso vero, considerato che tuttora località lungo la riva del fiume Agri sono zone pantanose (Pantano di Roccanova, Pantanello della Caccia, area Pantano, Pantano di Aliano, ecc.).


Articolo pubblicato sul mensile lucano "Orsoleo"
Pubblicazione autorizzata dall'autore

Autore: Giuseppe Cudemo

 

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